mercoledì 18 settembre 2013

San Donato: la culla 'liberty' dell'industria torinese


San Donato, (in piemontese San Donà), è un quartiere della IV Circoscrizione di Torino, delimitato a nord dalla Dora Riparia, ad est da corso Principe Oddone, ad ovest da corso Svizzera ed a sud da corso Francia. Il nome del quartiere lo si deve ad una chiesa intitolata a San Donato (e situata nell'attuale omonima via San Donato), andata perduta nel corso dell'assedio da parte delle truppe francesi del 1706.
 



Abitato sin dall'epoca medioevale, l'area era popolata da famiglie di soldati e vi era presente un mercato. La popolazione ebbe una drastica diminuzione durante la peste del 1630 e per le numerose guerre ma successivamente ricominciò a prosperare. Il quartiere era attraversato dal Canale di Torino, una derivazione della Dora Riparia che esisteva già nel XII secolo e che seguiva il tracciato delle attuali vie San Donato (e del viale sopraelevato della Leja) e Pacinotti. All'altezza di via Capellina, il partitore del Brusachœur derivava dal Canale di Torino e il Canale del Valentino, che volgeva verso sud.
A partire dall'antico abitato nell'Ottocento si sviluppò una borgata urbana, così descritta da Goffredo Casalis:
« Il nucleo delle case fiancheggianti la strada che accenna al Martinetto, forma questo borgo, che da pochi anni sorse quasi per incantesimo, e va di giorno in giorno aumentando così di popolazione, che fra non molto potrà per la sua importanza pareggiare gli altri sobborghi della capitale. »
(Goffredo Casalis)



Si trattava all'epoca di un quartiere popolare, abitato da immigrati di recente urbanizzazione, provenienti per lo più dalle campagne. La povertà, se da una parte valse al quartiere il nome di "borgo dei dannati", attirò qui numerose iniziative caritative, come il Pubblico scaldatojo comunale, l'Istituto del Buon Pastore, l'Istituto della Sacra Famiglia che accoglieva circa duecento orfane, la Casa di Sanità del dottor Casimiro Sperino e l'Oratorio Femminile del teologo Gaspare Saccarelli. A tal proposito il 30 gennaio 1855 il teologo Saccarelli otteneva dall'arcivescovo Fransoni che la sua chiesa locale venisse costituita parrocchia. L'arcivescovo volle che al titolo di San Donato venisse aggiunto quello dell'Immacolata Concezione che l'8 dicembre 1854 papa Pio IX aveva proclamato come dogma. La chiesa, sita in via San Donato 21, è stata la prima al mondo ad essere dedicata all'Immacolata dopo il dogma essendo stata dedicata neanche due mesi dopo la proclamazione.
 


Sempre in ambito religioso nel cuore del borgo, in via San Donato 31, si trova l'Istituto Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, comprendente anche la chiesa di SantaZita con il campanile più alto della città, progettato dal beato Francesco Faàdi Bruno, personaggio poliedrico nella Torino risorgimentale. Il campanile, con i suoi 83 metri, è la terza sommità più alta della città di Torino, dopo la Mole Antonelliana e la Torre Littoria. La progettazione della chiesa fu inizialmente assegnata all'architetto Edoardo Arborio Mella da Francesco Faà di Bruno che, successivamente, decise di occuparsi poi personalmente della realizzazione della chiesa e del campanile nel suo complesso.
L'altezza significativa dell'edificio è dovuta ad un motivo curioso e prettamente sociale. Il Faà di Bruno voleva evitare che le lavoratrici e i lavoratori della città venissero ingannati sull'orario di lavoro. Calcolò così che un orologio di due metri di diametro collocato sulle quattro facce del campanile a circa 70 metri di altezza, sarebbe stato visibile in gran parte della città e liberamente consultabile da tutti. La particolarità dell'edificio è la sua altezza e l'ampiezza della propria base: appena cinque metri. Inoltre la struttura sposa tecniche miste di costruzione: la prima parte è in muratura mentre la sommità è realizzata in ghisa per favorire il propagarsi del suono delle campane e agevolare l'elasticità strutturale. Quest'ultima caratteristica è stata messa alla prova dal rovinoso uragano che colpì la città il 23 maggio 1953, dal quale, però, il campanile uscì assolutamente indenne. La guglia è sormontata da un angelo dell'Apocalisse intento a suonare una tromba, che, nell’idea del Faà di Bruno, avrebbe dovuto suonasre percorsa dal vento. Nel corso del 2010 il campanile è stato oggetto di un accurato restauro, al fine di rendere possibile la sua apertura al pubblico.



Gli edifici del quartiere sono relativamente recenti (intorno al 1820), eccetto il più antico nucleo di piccole case situato nell'area del Brusachœr, ovvero il palazzo Forneris che si trova lungo l'antica strada che conduceva ai mulini del Martinetto, in parte soppressa con la rettifica urbanistica del borgo e la nascita di via San Donato. Dell'antica strada oggi non rimane che un breve tratto di via Pacinotti. Il palazzo è tuttora esistente, seppur rimaneggiato da Barnaba Panizza nel 1859, lungo il ramo destro del canale Ceronda, ora via Pacinotti e Piazza Paravia, (civico 32 di via San Donato). La sua conservazione ha determinato la modifica del tracciato rettilineo di via San Donato che, in prossimità di esso, accenna una lieve curva.

 

Il piccolo edificio situato nelle vicinanze della chiesa di santa Zita, è ciò che rimane di Casa Tartaglino, piccolo edificio residenziale, ampliato e modificato poi dal Faà di Bruno.
Il Villino Cibrario, progettato da Barnaba Panizza nel 1842 è ancora visibile al civico 15 di via Saccarelli, angolo via San Donato. L'edificio era dotato di un ampio giardino, soppresso per la sistemazione di via Saccarelli. Si trovano ulteriori esempi di dimore alto borghesi come Villa Boringhieri nell'ultimo tratto di via San Donato, mentre in via Piffetti e in via Durandi si possono notare altri esempi interessanti di Liberty e neogotico.



A breve distanza, nell’isolato compreso tra le vie Saccarelli, Miglietti e Pinelli, troviamo i bagni pubblici e lavatoi di Borgo San Donato: un insieme di fabbricati, edificati a partire dall’inizio del XIX secolo allo scopo di soddisfare le esigenze del popoloso quartiere; dal 1979 una parte della costruzione, opportunamente ristrutturata, è utilizzata come sede degli uffici del Quartiere 6, San Donato. Dagli anni ‘80 il complesso è sede del Consiglio circoscrizionale della Circoscrizione IV, con uffici, salone polivalente, centro d’incontro e anche del Punto prestito Gabriele D’Annunzio, sede di pubblica lettura delle Biblioteche civiche torinesi. La destinazione a sede territoriale del Sistema bibliotecario torinese costituisce una prima risposta da parte della Città all’esigenza manifestata dai cittadini di una sede di pubblica lettura, in attesa della biblioteca vera e propria.



San Donatofu uno dei quartieri in cui, nel XIX secolo, si svilupparono maggiormente alcune grandi industrie, come la Caffarel e la Prochet che nel 1865 inventò il celebre giandujotto, nato proprio nel primo stabilimento di via Balbis. Sempre in ambito dolciario il borgo ospitò per decenni lo stabilimento della Pastiglie Leone, produttrice delle famose caramelle di zucchero e il panettonificio La Torinese. Di diverso settore merceologico: il Cuoificio Laurenti, al fondo di via San Donato, e, tra via San Donato e via Durandi, la Conceria Fiorio di pelli di capre e montone fondata nel 1837 che lega il proprio nome a quello dell’antifascismo torinese, diventando importante luogo dell’attività clandestina e stamperia de «La riscossa italiana», organo clandestino del CLN torinese; attualmente parte dell’edificio ospita la Fondazione Piazza dei Mestieri e il birrificio artigianale La Piazza.
In tema di birre, aveva sede in zona il Birrificio Metzger, che inizia l’attività nel 1862 e la conclude nel 1975. Nel 1848 Carlo Metzger fonda con altri soci la Società Perla Crova & Co., fabbrica di birra con sede in strada del Fortino. Nel 1862, divenutone unico proprietario, sposta le lavorazioni in via San Donato. Nasce la Birra Metzger Torino i cui prodotti, “una bionda uso pilsen e una bruna”, ottengono il diploma al Gran Premio della birra nel 1871 e la medaglia d’oro all’Esposizione dell’Industria Italiana di Torino nel 1898.
Nel 1903 si trasforma in Società in Accomandita Semplice Birra Metzger - Torino di Carlo Dorna & C. Lo stabilimento, che si estende su una superficie di 6.800 metri quadrati, è al centro di un ampliamento affidato all’architetto Pietro Fenoglio che, saldando “l’art nouveau con la tradizione ottocentesca”, dona al complesso un aspetto efficiente e armonioso. Il passaggio, nel 1970, al gruppo Dreher, segna la scomparsa definitiva del marchio Metzger, cui segue, nel 1975 la chiusura dello stabilimento di Torino. Attualmente l’edificio ospita un supermercato, una chiesa evangelica e una scuola di ballo.




Particolarmente interessante è la sede storica dell'azienda Pastiglie Leone, che vi si trasferisce nel basso San Donato nel 1937, quando la S.I.F.C.A. vende una parte del lotto su cui sorge il complesso a Celso e Giselda Balla, i quali avevano rilevato nel 1934 la ditta Pastiglie Leone, per rimanervi fino al 2006. La palazzina e lo stabilimento, se pur adattati alla produzione di pastiglie e caramelle, conservano i caratteri dello stile Liberty di inizio Novecento. Il protezionismo imposto dal regime fascista causava gravi aumenti dei prezzi sui prodotti d'importazione e una delle maggiori difficoltà che deve affrontare la Leone è proprio il reperimento di alcuni ingredienti indispensabili. La Leone si trova così a dover sperimentare nuovi prodotti autarchici negli ingredienti. Il momento di crisi è legato anche agli importanti investimenti attuati nel 1937 per il trasferimento dell'attività nella sede di corso Regina Margherita. Grazie al forte carattere dimostrato da Giselda Balla, soprannominata dai dipendenti la “Leonessa”, la ditta riesce a superare egregiamente la crisi, insistendo con la pubblicità, lanciando nuove confezioni e inventando le vendite a concorso premiando i clienti più fedeli.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa dei bombardamenti alleati, lo stabilimento subisce gravi danni e nel 1945 i Balla incaricano l'ingegnere Eugenio Mollino del nuovo progetto di ricostruzione dello stabile, oltre alla realizzazione di un nuovo ampliamento per l'autorimessa. Nella fascia centrale dell'attico che si affaccia su corso Regina Margherita viene collocata, in carattere corsivo, la scritta “Leone”, che ancora oggi è visibile. Il complesso di corso Regina Margherita rimane oggi pressoché invariato rispetto alla situazione presentata al comune nel 1986. Nel 2006 la Leone si trasferisce nel nuovo stabilimento di Collegno, risultando inadeguata la sede storica, tuttavia per tutelare il valore storico del complesso di corso Regina il Comune ha approvato una variante al P. R. G.: la palazzina diventerà sede di rappresentanza della Leone, il capannone industriale verrà trasformato in due piani di loft, il resto della superficie convertito ad edilizia residenziale 




Il percorso in San Donato si conclude davanti all'altro importante centro religioso del quartiere: la Chiesa di Sant'Alfonso, edificio religioso del tardo eclettismo progettato dall'ing. Gallo nel 1893 a cui da qualche anno fa compagnia un enorme murales, realizzato sul retro grigio di un palazzo, con un ragazzo e un sole raggiante che ci introduce nell'artistico e suggestivo Borgo Campidoglio.

Per il percorso completo e ulteriori approfondimenti: 

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